Immaginate una scatola un po’ vecchia, magari con uno strato di polvere sopra, in una soffitta dimenticata; l’aspetto esteriore non promette nulla di particolare, ma non appena sollevate il coperchio, i vostri occhi vengono illuminati da un tesoro multicolore.
Come un libro miniato la chiesa di San Donato a Ripacandida si apre regalando uno stupefacente mondo di colori che si sono mantenuti brillanti e vivaci attraverso i secoli. Le volte sono state affrescate attraverso i secoli con cicli dell’Antico Testamento, rappresentazioni di santi e ritratti delle suore del convento adiacente alla chiesa.
Quelli appartenenti al periodo medioevale ricoprono la maggiorparte del soffitto e sono stati realizzati da artisti locali, dalla mano semplice ma con una straordinaria sapienza narrativa, in grado di spiegare a chiunque le storie della Genesi e altri episodi della Bibbia.
Mi ha colpita particolarmente la costruzione dell’arca di Noè, a forma di casetta, con tutti gli animali che accorrono. La dolcezza e la semplicità di questo affresco rapiscono il cuore.
Un’altra particolarità dei dipinti di questa chiesetta è la stratificazione, particolarmente visibile: in mezzo ad una scena dipinta nel 1500 puó saltar fuori un piccolo particolare di un affresco precedente, creando uno strano collage. Sono cose che si possono vedere anche in altre chiese italiane, ma qui, forse per la moltitudine di scene conservate, si nota particolarmente.
Penso che sia una grande ricchezza questo sovrapporsi di testimonianze di secoli diversi in un unico, piccolo luogo, sperduto nella campagna della Basilicata.
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